MEDICINA - ERBORISTERIA - DRAGONCELLO (Artemisia dracunculus L.)

Pianta della famiglia delle Compositae (o Asteraceae, secondo le più moderne classificazioni), distribuita in Europa orientale (Russia meridionale) e in Asia.
In Italia è coltivata per scopi farmaceutici, ma soprattutto per scopi liquoristici o come aromatizzante per conserve alimentari.

GENERALITÀ
Il dragoncello o estragone è una pianta erbacea perenne, a fusti alti fino a un metro molto ramificati fin dalla base.
Le foglie radicali sono composte, tripartite: quelle dei fusti e dei rami sono intere, lanceolate o lineari.
I fiori sono raccolti in una infiorescenza a pannocchia molto ramificata ed ampia. I singoli fiori hanno un colore bianco-verdastro e sono riuniti in capolini di forma globosa.
Il frutto è un piccolo achenio allungato, ovale, leggermente compresso lateralmente.
Per scopi terapeutici si utilizzano le foglie ma soprattutto le sommità fiorite.

IMPIEGO TERAPEUTICO
Il dragoncello è stato introdotto nei Paesi occidentali forse durante le Crociate.
Questa pianta non conobbe alcun impiego terapeutico nell'antichità, né nel Medioevo: solo a partire dal sec. XVII si cominciò a utilizzarla come le altre artemisie, cioè per le sue proprietà aperitive, stomachiche, diuretiche, antiscorbutiche, antiartritiche e emmenagoghe. Queste proprietà terapeutiche derivano probabilmente dai suoi olii essenziali.
Questa pianta è però anche molto utilizzata in gastronomia particolarmente per la preparazione di salse. Serve anche per preparare il famoso aceto aromatico, che si ottiene mettendo in fusione il dragoncello in aceto di vino.

PREPARAZIONI
- Uso interno: si utilizzano l'infuso e la tintura. L'infuso si prepara con 20 g di foglie e di sommità fiorite secche per litro di acqua bollente. Si lascia a macero per 5-10 minuti, poi si filtra per tela. Si prende alla dose di 1-2 tazzine dopo i pasti, per favorire la digestione.
La tintura viene preparata con 150-200 g di foglie o di sommità fiorite finemente triturate per litro di alcool a 30°. Si lascia a macero per una settimana, si filtra per garza, si lascia invecchiare da uno a due mesi. La si può dolcificare con sciroppo di zucchero: 150-200 g per litro.
La tintura così preparata è un ottimo digestivo stimolante le secrezioni gastriche. Va presa nella dose di un bicchierino da liquore dopo i pasti.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE
Le foglie si raccolgono durante il mese di maggio o giugno, recidendole o staccandole dalla pianta una per una. Al momento della raccolta si deve evitare l'umidità dovuta alla rugiada.

Le sommità fiorite si raccolgono invece da luglio a settembre, quando la pianta è fiorita. Si tagliano i rami con l'infiorescenza e si eliminano poi le parti legnose. Le infiorescenze si possono raggruppare in mazzetti di 10-15 e possono venire essiccate appendendole a un filo teso.
Sia le foglie che le sommità fiorite vanno essiccate all'ombra in locale ben aerato. Una volta ridotte a pezzi, si conservano in sacchetti di tela o di carta. Si possono anche conservare in vasi di vetro scuri, ma in questo caso bisogna prestare particolare attenzione durante il primo periodo, perché se la pianta non è perfettamente essiccata può andare incontro a fenomeni di fermentazione o coprirsi di muffe.
La coltivazione del dragoncello deve essere effettuata per divisione dell'apparato radicale o dei rizomi. Di norma infatti nei nostri climi il seme non riesce a germinare.
L'estrazione e la divisione delle radici va fatta al termine del periodo vegetativo, in ottobre-novembre. Le radici vanno messe a dimora in terra aperta in file, alla distanza di 30-40 cm l'una dall'altra. Le piante nella fila devono essere disposte alla distanza di 15-20 cm.
La coltivazione così impostata può durare anche 5-6 anni, dopo di che occorre rinnovarla.
Il dragoncello si sviluppa bene in terreni sciolti e ben concimati. La posizione deve essere di pieno sole. È necessario praticare concimazioni primaverili bilanciate e irrigare la coltura durante il periodo estivo (ogni 10-15 giorni).
 

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